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brano
 
Apuleio
Metamorfosi (l'asino d'oro), V, 25
 
originale
 
25. Psyche vero humi prostrata et, quantum visi poterat, volatus mariti prospiciens extremis affligebat lamentationibus animum. Sed ubi remigio plumae raptum maritum proceritas spatii fecerat alienum, per proximi fluminis marginem praecipitem sese dedit. Sed mitis fluvius in honorem dei scilicet qui et ipsas aquas urere consuevit metuens sibi confestim eam innoxio volumine super ripam florentem herbis exposuit. Tunc forte Pan deus rusticus iuxta supercilium amnis sedebat complexus Echo montanam deam eamque voculas omnimodas edocens recinere; proxime ripam vago pastu lasciviunt comam fluvii tondentes capellae. Hircuosus deus sauciam Psychen atque defectam, utcumque casus eius non inscius, clementer ad se vocatam sic permulcet verbis lenientibus: "Puella scitula, sum quidem rusticans et upilio sed senectutis prolixae beneficio multis experimentis instructus. Verum si recte coniecto, quod profecto prudentes viri divinationem autumant, ab isto titubante et saepius vaccillante vestigio deque minio pallore corporis et assiduo suspiritu immo et ipsis marcentibus oculis tuis amore minio laboras. Ergo mihi ausculta nec te rursus praecipitio vel ullo mortis accersitae genere perimas. Luctum desine et pone maerorem precibusque potius Cupidinem deorum maximum percole et utpote adolescentem delicatum luxuriosumque blandis obsequiis promerere."
 
traduzione
 
?Da terra ove giaceva, Psiche segu? il volo dello sposo finch? pot? vederlo e, intanto, si sfogava in gemiti angosciosi; ma quando nel suo rapido volo egli si fu sottratto alla vista di lei, perdendosi lontano nello spazio, ella corse alla riva del fiume pi? vicino e a capofitto vi si gett?; ma il buon fiume, devoto al dio che suole accendere d'amore anche le acque e temendo per s?, senza farle alcun male la sollev? su un'onda e la depose sulla riva fiorita. ?Per fortuna che Pan, il dio dei campi, se ne stava seduto proprio l?, sulla sponda del fiume, con Eco fra le braccia, la dea dei monti e le insegnava a cantare le melodie pi? varie, mentre le capre, qua e l?, lungo la riva saltando, brucavano l'erba che la corrente lambiva ?Il dio caprino appena vide Psiche cos? distrutta e affranta, poich? non era ignaro delle sue sventure, la chiam? dolcemente a s?, confortandola con buone parole: ?'Figliola cara,' cominci? a dirle 'io non sono che un villano, un rozzo pastore, per? di esperienza ne ho tanta dato che sono vecchio ormai. Quindi se vedo chiaro - in fondo in questo consiste, secondo quelli che se ne intendono, l'essere profeti - dal tuo passo vacillante, dal pallore estremo del tuo viso, da quel sospirare continuamente e soprattutto dai tuoi occhi cos? tristi, devo arguire che un amore violento ti tormenta. Dammi retta, allora, non provarci pi? a gettarti nel fiume, n? cercare la morte in altro modo. Cessa di piangere, scaccia il dolore e mettiti piuttosto a pregare Cupido, il pi? potente degli dei: giovane, sensibile e vagheggino com'?, lusingalo con dolci voti.'
 

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